Le disfunzioni a carico del cranio del neonato sono più frequenti di quanto si possa credere, in virtù della prevalente matrice cartilaginea dei suoi elementi ossei, particolarmente impattata durante un parto cesareo, che altera le dinamiche eutociche.[1]

Tra le plagiocefalie note, quella posizionale è caratterizzata da un appiattimento occipitale obliquo, causato dalla persistente applicazione di forze esterne (intra-uterine, ostetriche o secondarie), in grado di interessare clinicamente, a seconda della gravità (secondo la classificazione Argenta): [2]

 

  1. Esclusivamente la porzione posteriore del cranio;
  2. La porzione posteriore del cranio, la sua base e la fossa temporale media;
  3. La porzione posteriore del cranio, l'orecchio omolaterale e la porzione frontale omolaterale (protrusa e asimmetrica);
  4. La porzione posteriore del cranio, l'orecchio omolaterale, la porzione frontale e facciale omolaterali (asimmetriche);
  5. La porzione posteriore del cranio, l'orecchio omolaterale, la porzione frontale e facciale omolaterali (asimmetriche) e il cervello in crescita (decompresso anatomicamente).

 

Le suddette alterazioni morfo-funzionali impattano anche il contenuto cranico e la sua ricca rete vascolo-nervosa, [3] determinando l’insorgenza di ulteriori quadri clinici, [4] tra i quali:

 

  1. Difficoltà di suzione: causata, secondo l’osteopata V. Frymann, dalla compressione dei condili occipitali e dalla susseguente restrizione del canale condiloideo, in grado di inficiare la funzionalità del nervo ipoglosso; [1]
  2. Torcicollo miogeno (non congenito) e limitazioni nella rotazione del capo: sono spesso determinati da strain del tessuto cervicale a carico, in particolare, del muscolo SCOM; [5-6-7] possono inficiare il corretto sviluppo visivo (torcicollo “oculare”), [4] uditivo e neurologico; [8]
  3. Otiti ricorrenti: un efficace drenaggio venoso e linfatico delle trombe di Eustachio dipende dall’integrità anatomica e fisiologica (spesso inficiata dal torcicollo miogeno) [8] del forame giugulare, delle vertebre cervicali (e relativi piani fasciali), dello stretto toracico superiore, della fascia clavi-pettorale e del diaframma toracico, [1] oltre che dei muscoli elevatore e tensore del velo palatino e salpingofaringeo, la cui contrazione e rilassamento producono un’azione di pompaggio delle tube, particolarmente cedevoli nel neonato. [9-10-11-12]
    Per di più, i cambiamenti post-natali che modificano l’orientamento del basicranio e del complesso dell’osso temporale, ivi compreso quello delle trombe (sempre meno orizzontali nel loro fisiologico processo di sviluppo), [13] rendono ulteriormente necessaria la valutazione morfo-funzionale delle stesse.
    A tal proposito, molti studi hanno indagato l’efficacia del TMO (di supporto agli antibiotici) sull’otite, la maggior parte dei quali sottolinea la riduzione degli episodi clinici e degli interventi chirurgici di timpanostomia; [14-15-16-17]
  4. Anomalie a carico del piede: uno studio pilota condotto dall’A.I.O.T. (Pescara) ha recentemente dimostrato l’efficacia del TMO nella clinica del piede torto equino-varo congenito; [18]
  5. Disturbi gastrointestinali: spesso legati a fattori materni (microbiota intestinale, infezioni vaginali, periodontite) o post-natali (parto distocico, mancato allattamento al seno, trattamenti farmacologici, ecc.); [19]
  6. Disturbi del sonno: spesso associati alla presenza di coliche, a loro volta determinate da molteplici fattori, tra cui assorbimento incompleto del lattosio, intolleranza al latte vaccino, fattori genetici e insulti alimentari; [4]
  7. Disturbi neurologici minori: le disfunzioni somatiche a carico dell’apparato muscolo-scheletrico, conseguenti ai traumi da parto o dell’infanzia, possono giocare un ruolo importante nelle difficoltà di apprendimento dei bambini.
    I recenti studi sullo sviluppo del cervello indicano che l’integrità del contenitore osteo-fibroso che lo circonda ne influenza la funzionalità, sottolineando, di riflesso, l’importanza del TMO nei primi due anni di vita extra-uterina, durante i quali il processo di mielinizzazione si completa, [1] rendendo mature molte funzioni cerebrali. [20]

 

L’immaturità funzionale caratterizza, in particolare, i neonati pre-termine (età gestazionale < 38 settimane), in virtù dell’incompleto timing di sviluppo degli organi, compensato da processi di adattamento infiammatori o riparazioni tissutali anomale, [21] che aumentano il rischio di sviluppare malattie croniche post-natali. [22-23]

Tra gli indicatori dello stato di maturazione perinatale, la saturazione parziale di ossigeno (SpO2) e la frequenza cardiaca (FC) sono quelli più indagati nei reparti di terapia intensiva neonatale (TIN). [24]

Recenti studi suggeriscono che il TMO possa indurre effetti benefici sui suddetti parametri, migliorando gli scambi di ossigeno [25] e innescando una serie di eventi autonomi parasimpatici (mediati dal nervo vago) anti-infiammatori (riduzione di citochine pro-infiammatorie) [26-27] e anti-nocicettivi, dimostrati anche in età adulta (bilanciamento della HRV). [28]

Il conseguente miglioramento di condizioni cliniche legate allo svezzamento, [29] al raggiungimento della nutrizione orale autonoma [30] e all’incremento del peso corporeo [31] favorisce la riduzione della durata della degenza (LOS) e dei costi ospedalieri, [31] aprendo nuove prospettive per l'ottimizzazione dei moderni approcci di assistenza neonatale, in termini di neurosviluppo e prevenzione dei segni del sovraccarico allostatico.

In sintesi, i benefici del TMO in ambito pediatrico sono:



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